IL BASKET 2000 SI GODE UNA GRANDE IMPRESA

10 Giugno 2017
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Dopo la sofferta, ma meritatissima, salvezza conquistata nel campionato di Promozione solo un anno fa, la sopravvivenza del Basket 2000 appariva tutt’altro che certa ad inizio estate. La Federazione tuttavia sceglieva di tenere in vita il progetto e di ridefinirne i parametri, affidando la squadra all’entusiasmo di coach Stefano Rossini
«Abbiamo deciso di autoretrocederci in Prima Divisione per riportare alcuni dei nostri ragazzi a confrontarsi con un campionato senior alla loro portata - spiega l’allenatore sammarinese -. Avremmo potuto anche continuare in Promozione, ma abbiamo preferito un campionato in cui poterci mettere in mostra per non giocare in un’atmosfera di negatività e correre il rischio di “bruciare” la squadra. Meglio vincere più partite in un campionato un po’ meno competitivo, che viceversa».
L’epilogo è noto: dopo una stagione con molti alti e pochi bassi il Basket 2000 arriva ai playoff da outsider e a quel punto diventa inarrestabile.
«Sinceramente la promozione è arrivata inaspettata perché non avevamo l’obbligo di vincere, ma volevamo fare un buon campionato per mettere delle basi e dare minuti e responsabilità ai ragazzi. Tra l’altro abbiamo avuto diverse peripezie, soprattutto alla voce infortuni: Gambi out per tutta la stagione e Sarti fuori a più riprese. Alla fine comunque l’equilibrio e lo spirito di squadra anteposti al singolo hanno prevalso e ci hanno permesso di superare gli ostacoli».
Il campionato era iniziato alla grande, poi avete avuto una piccola flessione che poteva costare cara. Invece…
«A fine regular season siamo arrivati ai playoff da quarti, agganciando l’ultimo posto disponibile. Il momento chiave è stato il successo con San Patrignano alla quartultima giornata: se avessimo perso il nostro campionato sarebbe finito lì, invece abbiamo vinto di uno in rimonta senza Berardi, il nostro miglior marcatore. In quell’occasione ho capito che avevamo grosse qualità morali e che saremmo potuti essere una mina vagante. Le sconfitte ci hanno sempre insegnato qualcosa: perdere contro Morciano alla seconda giornata, ad esempio, ci ha detto che con la giusta intensità ce la saremmo potuta giocare con tutti».
Siete stati molto bravi a non farvi condizionare dai tanti infortuni.
«Dopo la pausa natalizia eravamo decimati e i risultati sono stati altalenanti. In quel momento però anziché abbatterci ci siamo compattati, trovando ruoli nuovi e nuove responsabilità per i giocatori. Ci mancava un po’ di esperienza, ma la freschezza e le motivazioni erano tante e il gruppo è diventato la nostra forza, perché ha permesso alle qualità dei singoli di emergere. L’entusiasmo dei più grandi e il rispetto dei giovani ci hanno permesso di cancellare il gap generazionale che andava dai 19 anni di Riccardi ai 48 di Terenzi».
Insomma un grande gruppo con grandi individualità… 
«I ragazzi sono stati veramente eccezionali, i protagonisti sono sempre loro. Io ho cercato di inidirizzarli, ma se non hai giocatori qualitativamente di un certo livello le partite non le vinci. Abbiamo chiesto a giovani come Riccardi e Borello di prendersi delle responsabilità in un campionato senior, consentendo loro di sbagliare senza pressioni e i risultati si sono visti; Kikko Bombini che aveva alle spalle dei campionati di Promozione, ma non da protagonista, si è rivelato vera guida della squadra, così come Giannotti e Sarti; Terenzi e Gritti si sono messi al servizio dei più giovani con esperienza ed entusiasmo; Falconi, lo “straniero” da Villa Verucchio, si è integrato benissimo e ha trovato lo spazio che i Tigers non potevano garantirgli; Gambuti, dopo una prima parte di stagione in ombra, è cresciuto fino a conquistarsi il quintetto, dandoci la possibilità di allargare il campo col suo gioco da finto lungo; Vio e Fabbri sono stati sempre positivi e intensi, senza mai una polemica o un mugugno, nonostante siano stati quelli che hanno avuto meno spazio; Berardi è stato il nostro bomber, un giocatore che come qualità e facilità di fare canestro è di categoria superiore e non va imbrigliato, ma lasciato libero di trovare la propria collocazione; Marco Stefanelli l’ho allenato nelle giovanili dai 14 ai 17 anni, è un giocatore che dà sempre tutto, un collante che non ha mai tradito le mie aspettative. E’ rimasto in Spagna fino a gennaio per l’Erasmus e mi scriveva che voleva tornare per vincere il campionato insieme. Tutto si è avverato, un sogno inatteso».
Hai sempre creduto in questo progetto e i risultati ti hanno dato ragione…
«Ci sono grandi emozioni. Passano i giorni e il gusto della vittoria è sempre più dolce. Abbiamo avuto anche piccoli frizioni e incomprensioni, ma poi tutti abbiamo scelto di convogliare le nostre energie in qualcosa di positivo e di remare tutti dalla stessa parte. La convocazione di Kevin Riccardi in Nazionale per i Giochi dei Piccoli Stati è una bella soddisfazione, avere spazio gli è servito per farsi vedere. Sono molto legato a questi ragazzi: alcuni come Borello, Gambi e Sarti e gambi li ho allenati a minibasket e con Terenzi ho condiviso tante battaglie da giocatore… Alla fine i risultati ci hanno premiato di tutti i sacrifici: ogni secondo speso per questo gruppo è stato oro».
Ringraziamenti?
«Innanzitutto ringrazio la Federazione per avermi affidato la squadra. Un grazie anche all’Asset Banca di Serie C e a coach Franco Foschi per averci permesso di schierare Borello e Riccardi in Gara 3 a Faenza. Un enorme ringraziamento a Gianluca Raschi che mi ha fatto da vice, dimostrando di essere una persona eccezionale e un allenatore affidabile. Ci siamo compensati: più di una volta ha diretto gli allenamenti, e anche una partita, quando io ero assente, senza di lui non ce l’avrei fatta. Ha creato sempre un ottimo clima e messo la sua esperienza di giocatore al servizio del gruppo. Il ringraziamento più grande, però, è ovviamente per i ragazzi, per quello che hanno dato in campo e per le persone che sono».
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